Un futuro difficile per l’Europa
di Antonella Olivieri
Guido Crainz ha pubblicato da pochi mesi un saggio breve ma denso sulle tensioni all’interno dell’Unione Europea: Ombre d’Europa – Nazionalismi, memorie, usi politici della storia, Donzelli Editore, Roma 2022.
Il saggio si apre con una domanda cruciale: “Come immaginare il futuro di un’Europa che è stata investita da una terribile pandemia e che l’invasione dell’Ucraina ha costretto a interrogarsi ancora sulla propria ragion d’essere e sul proprio ruolo?”
Il testo si articola in due parti: nella prima Crainz esamina le difficoltà del progetto dell’Unione Europea soprattutto in relazione all’entusiasmo e alle illusioni che accompagnarono nel 1989 la dissoluzione del mondo sovietico e il troppo rapido allargamento dell’UE negli anni successivi fino al 2004, a cominciare dall’unificazione tedesca.
Mappa dell’Unione Europea nel 2004
Illusioni diverse, ma egualmente intense e pericolose tanto all’Ovest, quanto all’Est.
I paesi dell’Europa occidentale hanno dato vita all’Unione durante i “trenta gloriosi” anni dello sviluppo postbellico e della crescita del welfare, un periodo di consumismo e benessere diffuso.
E questo alimentò l’illusione di un crescita continua. I paesi ex-comunisti, quando furono ammessi nell’UE, speravano di accedere a quello stesso benessere che, invece, proprio negli stessi anni, stava andando in crisi nei paesi occidentali, mentre si riduceva anche il welfare.
Di qui delusione, rancore, ridotto solo dai cospicui finanziamenti riconosciuti dall’UE per le riforme strutturali richieste.
Nella seconda parte, Crainz esamina alcuni temi particolarmente controversi della storia europea, che sono centrali nello sviluppo e nelle narrazioni di movimenti e partiti politici populisti e nazionalisti nella Russia di Putin, nell’Ungheria di Orban e poi in Polonia, nella costellazione di Stati usciti dalla dissoluzione della Jugoslavia, nei Paesi baltici e infine in Slovacchia, Romania, Macedonia del Nord.
Quello che accomuna i casi analizzati da Crainz è un uso pubblico della storia, che rispolvera, al servizio dei politici al potere, le memorie di un passato a volte molto lontano, reinterpretato in chiave nazionalistica e diffidente, se non ostile, verso l’UE, in ogni caso sempre rivendicativo.
Particolarmente incomprensibile per i paesi dell’Europa occidentale è la contrapposizione tra i crimini dell’occupazione sovietica, staliniana ma non solo, e i crimini nazisti, molto ridimensionati, sottovalutati, nella narrazione pubblica, nei programmi e nei testi scolastici dei paesi un tempo controllati dall’URSS. Crainz analizza le importanti conseguenze nella società civile e nelle discriminazioni interne ai paesi dell’Est nei confronti delle minoranze russofone.
Come chiave esplicativa viene riproposta la massima orwelliana “chi controlla il passato controlla il futuro. Chi controlla il presente controlla il passato.”
Il saggio si conclude con un capitolo intitolato Insegnare in Europa nel quale Crainz auspica che l’educazione a un’Europa capace di dialogo e di mutuo riconoscimento si affermi a cominciare dal superamento delle didattiche e dei manuali di storia ancora centrati sulla dimensione nazionale nella maggior parte dei paesi, sia ad Ovest che ad Est.
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14 Gennaio 2023