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On line IL Bollettino di Clio Nuova serie N°21, VERO FALSO FINTO NELLA STORIA

Sul sito di Clio’92 (https://www.clio92.org/) è possibile scaricare l’ultimo numero di Il Bollettino di Clio, VERO FALSO FINTO NELLA STORIA, ricco di articoli esperti, recensioni ed esperienze didattiche.

Come da tradizione, inizia con un’intervista (in questo numero a Carlo Vecce, docente di Letteratura italiana all’Orientale di Napoli), che ha lo scopo di introdurre i numerosi temi che articolano il significato di vero nella storia, a sua volta insidiato dai frequentissimi falsi o addomesticato da finzioni più o meno fedeli ai documenti storici.

Per presentare il Bollettino, invito alla lettura attenta dell’indice, così da comprendere come è stata affrontata la complessità del tema. Riporto poi una serie di citazioni di autori degli articoli, a stimolo della lettura, perché non c’è che dire: il falso è affascinante e la finzione coinvolge. Non riporto le indicazioni bibliografiche, che potete trovare nell’editoriale di Saura Rabuiti.

  • Il rapporto tra storia e verità è problematico e peculiare; perché falso non è il contrario di vero ma semmai di autentico o genuino; perché il vero della ricerca storica non è mai definitivo e tuttavia non è mai arbitrario perché risponde alle regole di un mestiere; perché – come scrive Carlo Ginzburg […] «qualunque documento, indipendentemente dal suo carattere più o meno diretto, ha sempre un rapporto altamente problematico con la realtà. Ma la realtà (“la cosa in sé”) esiste». (Editoriale di Saura Rabuiti)
  • Falsi racconti hanno sollevato le folle. Le false notizie, in tutta la molteplicità delle loro forme – semplici dicerie, imposture, leggende – hanno riempito la vita dell’umanità. Come nascono? Da quali elementi traggono la loro sostanza? Come si propagano, amplificandosi a misura che passano di bocca in bocca, o da uno scritto all’altro? Nessuna domanda più di questa merita di appassionare chiunque ami riflettere sulla storia. (Marc Bloch)
  • La finalità della finzione narrativa, in realtà, non è il ‘vero positivo’, ma il ‘vero poetico’, il verosimile. E solo la poesia è in grado di illuminare la vasta materia che resiste ostinata, oscura e opaca, tra i frammenti di ‘vero positivo’ che possono essere restituiti da un documento o da un reperto archeologico. Solo la letteratura riesce a raccontare la vita nella sua interezza. E raccontare è sempre interpretare (Carlo Vecce)
  • La Storia è nata come reazione alla proliferazione di fake news storiche, diffuse in maniera esponenziale grazie ai social network, ma anche in risposta a un uso politico della storia sempre più sistematico. (Carlo Greppi)
  • L’approccio scientifico allo studio del passato nacque grazie a questi fondamentali passaggi: constatare l’inganno o l’errore, indagarne i motivi, cercare l’impostore dietro l’impostura. Il Medioevo poi ha “prodotto molti falsi – per finalità pratiche, propagandistiche, politiche, economiche – e si è ritrovato ad essere l’era storica maggiormente soggetta a rappresentazioni falsate” […] arcipelago della falsificazione medievale e pseudo-medievale, fatta di invenzioni, errori, finzioni, negazionismi, stereotipi, medievalismi.  (Marina Gazzini)
  • La manipolazione fotografica ha preso avvio, infatti, con la nascita stessa del mezzo e, secondo diversi autori, è connaturata ad esso.
    La fotografia può restituirci un’immagine utile del mondo reale […] interrogando l’immagine per portare alla luce la sua relazione con la realtà. (Monica Di Barbora)
  • Il colonialismo italiano e un esempio perfetto di come una vicenda storica possa essere mitizzata, falsificata e censurata, per poi essere archiviata nell’immaginario collettivo con una completa assoluzione del passato e con lo stereotipo dell’”italiano brava gente. (Marina Medi, Anna Di Sapio)
  • Il mestiere di storico riacquista una valenza pubblica che sembrava essere perduta: quella di interpretare con metodo il passato per renderlo utile al presente, […] anche nelle arene di discussione del Web. (Francesco Filippi)
  • Nel caso dell’anacronismo dei fatti, il metacognitivo serve a smontare l’errore permettendo la sua correzione; nel caso degli anacronismi del linguaggio e dell’approccio, invece, l’uso consapevole dell’anacronismo serve a generare nuova e più approfondita conoscenza. (Paolo Ceccoli)

A questo punto, forse giustamente incuriositi, auguro a tutti buona lettura.

Cristina Cocilovo

23 ottobre 2024